Regia Edoardo Oliva
Interpreti Edoardo Oliva, Milo Vallone, Enzo Spirito, Ennio Tozzi, Ezio Budini, Vincenzo Mambella
Inizio 02/05/2013, 21:00 | Fine 05/05/2013, 21:00
Importante conclusione di stagione nello spazio teatrale di via Gobetti che vede in scena il primo spettacolo prodotto dal Teatro Immediato nel 2005, Glengarry Glen Ross di David Mamet: 2 – 3 – 4 – 5 maggio alle ore 21. Lo spettacolo, peraltro, ha realizzato più di 60 repliche in ambito nazionale , 20 delle quali a Roma in coproduzione con il Teatro Politecnico.
Otto anni fa ci chiedemmo, per un attimo, se l’opera di Mamet nelle sue dinamiche e nel suo linguaggio potesse essere attuale. Oggi, in tempo di crisi economica globale, riteniamo che rappresentare “Glengarry” sia soprattutto un momento di estrema verità, di assoluta pertinenza con questi tempi vuoti, cupi, violenti, volgari, mediocri. Non è cronaca, è teatro. Non è imitazione della vita, è la vita. La vita di alcuni “venditori”, vera come è vero “il licenziamento per il terzo in classifica”.
Glengarry Glen Ross di David Mamet è la storia di un gruppo di venditori di un’agenzia immobiliare i quali, per nuove strategie di vendita imposte dalla direzione, sono alle prese con una feroce gara interna che assegna come primo premio una Cadillac, come secondo un set di coltelli e come terzo il licenziamento.
Sei uomini si affrontano con ogni mezzo corretto o scorretto per evitare il licenziamento, senza regole, senza seguire alcuna etica. Lo spettacolo è stato scritto negli anni ’80, periodo caratterizzato, da un punto di vista socio-economico, da una esasperata deregulation. La battaglia tra le specie è vecchia come il mondo, i deboli proliferano e i furbi li divorano, per quanto un legame di tacita amicizia e rispetto reciproco sembra unirli. Ma proprio perché il rapporto tra uomini segue leggi economiche e strategie di sopravvivenza severe e spietate, l’amicizia e lo spirito di solidarietà diventano spesso “mestiere”.
L’analisi del testo, inizialmente, aveva suscitato dubbi circa la messa in scena fedele al contesto storico-territoriale, così come descritto dall’autore, per la prepotente e ingombrante contestualizzazione, che avrebbe contaminato la “verità” della recitazione, dal momento che Mamet economizza i mezzi espressivi offrendo un parlato che è tanto quotidiano quanto costruito (ricorrendo, talvolta, ad un lessico scatologico). Superando ogni indugio e bandendo ogni lettura di tipo politico-ideologico, il lavoro si è concentrato sulle tensioni tribali che governano le relazioni di questo “miserabile” microcosmo. In tal senso è stato strutturato lo spazio scenico che cerca di confinare in un semplice quadrato le coordinate patibolari.